La PERCEZIONE: PROSPETTIVA FILOSOFICA

04 Lug 2024

  • di Pietro Riparbelli
  • /
  • Counseling

Percezione

L’uomo è nel mondo e si conosce attraverso di esso.

La sua appartenenza al mondo esiste prima della possibilità del pensiero stesso di aderirvi. L’uomo e il mondo sono fatti della stessa “carne”, segnando una continuità in cui il soggetto è sia oggetto senziente che sentito, e parte di un mondo interpretato in base a un orizzonte di senso soggettivo.

L’orizzonte di senso è il sostrato che coinvolge la nostra vita e le nostre credenze, fondendo esperienze passate e presenti. La percezione del mondo è soggettiva e non condivisibile in modo puntuale con gli altri. La filosofia ci aiuta a reimparare a vedere il mondo, e la percezione va oltre una semplice risposta a stimoli esterni. Merleau-Ponty, filosofo francese, sottolinea l’importanza dell’ambiguità e dell’indeterminazione nella percezione, suggerendo un approccio che ammetta l’incertezza e valorizzi l’aspetto espressivo dei fenomeni. La percezione è il fondamento non tematizzato di ogni conoscenza oggettiva e ideale.

 

Il  Mondo Percepito

Il corpo umano vive in costante interrelazione con il mondo circostante, ed è capace di percepire e di essere il soggetto unico della percezione. Tuttavia, il pensiero oggettivante non riconosce la presenza di un soggetto percipiente che partecipa alla percezione del mondo e alla propria interiorità, ma vede il mondo come già fatto, già stabilito e immutabile. Al contrario, la visione del mondo di Merleau-Ponty riconosce la percezione come un evento dinamico e in continua evoluzione, una ricreazione costante del mondo percepito in ogni momento.

La percezione non è effettivamente data, ma ripresa e ricostituita interiormente da noi, in quanto legata a un mondo di cui portiamo in noi le strutture fondamentali e di cui essa è solo una delle possibili manifestazioni. La percezione è un’adesione carnale al fenomeno attraverso l’intenzionalità della coscienza, un’esperienza pre-oggettiva e pre-categoriale del mondo.

La percezione e la sensazione non sono puntuali, ma sempre immerse in un’atmosfera di generalità e anonimato. Ogni sensazione è possibile solo perché esiste un corpo che agisce da tramite e dà vita ad uno spazio virtuale. La sensazione diventa una superficie di contatto con l’essere, e i fatti sensoriali divengono parte effettiva dello spazio esperienziale unificato.

Il pensiero oggettivante ci allontana dal vivere e coincidere col sensibile, portando a vedere, udire e sentire male, e appiattendo le sensazioni. Non è necessario avere la logica per sentire, poiché i sensi comunicano tra loro con il proprio linguaggio, e la loro comunicazione non deve necessariamente passare attraverso l’intelletto.

In sintesi, la percezione è un evento dinamico e in continua evoluzione, una ricreazione costante del mondo percepito in ogni momento. La percezione e la sensazione non sono puntuale, ma immerse in un’atmosfera di generalità e anonimato. La coincidenza perfetta con lo spettacolo percepito dimostra come l’introduzione del pensiero logico possa interrompere la coincidenza con il fenomeno. La riflessione sul sensibile porta alla nozione di qualità e alla comprensione che i sensi comunicano tra loro con il proprio linguaggio.

 

Il Corpo e la Percezione

Il nostro corpo gioca un ruolo cruciale nella nostra percezione del mondo, secondo la riflessione di Merleau-Ponty. Il corpo non può essere considerato come un semplice oggetto, ma come il mezzo attraverso cui il soggetto dà senso alle cose della realtà circostante. Il nostro corpo è costantemente polarizzato verso dei compiti, e ogni sua parte è viscosamente implicata all’altra. Invece di essere visto come un oggetto meccanico, il nostro corpo è un essere significativo e uno spazio espressivo, l’origine di tutti gli spazi espressivi.

Secondo la fenomenologia merleau-pontyana, la percezione ha una struttura intenzionale che non nasce dalla presenza dell’oggetto, ma è insita nella stessa percezione. Il nostro corpo è il mezzo attraverso cui entriamo in relazione con il mondo circostante, e la sua struttura intenzionale ci permette di cogliere la struttura del percepito come forma.

Merleau-Ponty sottolinea che il nostro corpo non può essere considerato come un oggetto statico e definito, ma piuttosto come un essere in costante relazione con il mondo. Il nostro corpo è costantemente in movimento e le diverse parti del corpo collaborano ad un’unica funzione. La relazione che il nostro corpo ha con l’ambiente circostante è un rapporto complesso di interdipendenza e di coappartenenza.

In sintesi, il nostro corpo gioca un ruolo cruciale nella nostra percezione del mondo, e non può essere considerato come un semplice oggetto. La fenomenologia merleau-pontyana sottolinea la struttura intenzionale della percezione, che non nasce dalla presenza dell’oggetto, ma è insita nella stessa percezione. Grazie alla tematizzazione dello statuto fenomenologico della soggettività corporeo-percettiva, Merleau-Ponty può risalire al momento genealogico in cui la coscienza non è ancora intrappolata nella classica distinzione di esteriore e interiore, di empirico e trascendentale. Il nostro corpo è un essere significativo e uno spazio espressivo, l’origine di tutti gli spazi espressivi, e ci permette di cogliere l’oggetto come parte integrante della nostra esperienza.

 

Sintesi di tre articoli del blog di Pietro Riparbelli, coach e insegnante

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