Il Valore del Silenzio

07 Lug 2024

  • di Milena Screm
  • /
  • Mindfulness

Il silenzio, l’assenza di suoni, crea per la mente uno spazio fecondo quanto la terra che nutre i semi; consente il recupero fisiologico di energie; genera una dimensione tersa, libera, dalla quale possono nascere nuovi pensieri, sensazioni, attitudini.

INDICE:

  • L’ambiente e l’inquinamento acustico.
  • Il mondo interiore e i suoi rumori.
  • Il dialogo interiore.
  • Il silenzio interiore.
  • Avere spazi di silenzio, dentro e intorno.

 

L’ambiente e l’inquinamento acustico. 

Ami la folla e le situazioni rumorose?

Oppure ti senti a tuo agio in luoghi tranquilli e abbastanza silenziosi?

Qualunque siano le tue preferenze, è un fatto, oggi viviamo immersi in ambienti ad alto inquinamento acustico; quest’aspetto purtroppo è in crescita, nonostante già nel 1991 e nel 1995 siano state approvate, in Italia, due leggi sul rumore.

Non si tratta solo di qualche fastidio, secondo le ricerche dell’Agenzia Europa dell’Ambiente, l’inquinamento acustico sempre più grave ha effetti negativi sulla salute delle persone: irritabilità, disturbi del sonno, effetti deleteri a carico del sistema cardiovascolare e metabolico, compromissione delle facoltà cognitive. Tutti “segnali”/“spie rosse”/sintomi, riconducibili agli effetti dello stress sulla fisiologia che, secondo le statistiche, colpiscono un europeo su cinque.

Oltre alle leggi e alle iniziative delle strutture governative, finalizzate al controllo e alla riduzione di questo fenomeno, e anche auspicabile la coscienza individuale e la presa di responsabilità personale: ognuno può contribuire evitando rumori e riducendo l’intensità e la durata di quelli inevitabili.

 

Il mondo interiore e i suoi rumori.

Ogni essere umano vive immerso sia nell’ambiente esterno, sia nel proprio mondo interiore. In quello spazio intimo e privato si muovono pensieri, emozioni, sensazioni, suscitati dalle situazioni esterne e, anche, dai “movimenti” dell’intelligenza, come l’analisi, la riflessione e molto altro.

A volte noi esseri umani possiamo vivere una forma d’inquinamento acustico interiore, fatto soprattutto di emotività e di pensieri dannosi.

Né emozioni né pensieri sono il problema, loro sono una parte della manifestazione del flusso della vita che scorre in ogni essere umano. L’inquinamento acustico interiore manifesta la necessità di educazione e di pratica per gestire pensieri ed emozioni quando diventano cacofonia.

Educazione: un percorso di apprendimento e di autoconoscenza, per comprendere le basi del funzionamento della vita interiore umana; non si tratta necessariamente di Psicologia, piuttosto di Scienze umane e umanistiche.

Strumenti pratici per gestire pensieri ed emozioni: metodi, tecniche, che favoriscono la consapevolezza, il rendersi conto, e che consentono di modulare il percepito mentale ed emozionale. Questi approcci hanno radici millenarie in moltissime culture; da alcuni decenni le Neuroscienze stanno creando ponti tra antiche intuizioni di alcune filosofie orientali e le ricerche scientifiche più innovative. Un aspetto chiave consiste nell’approcciare al corpo per generare effetti naturali fisiologici che si riverberano su attività mentale e percepito del sentire; intenzione e motivazione a usare le tecniche sono fondamentali, mentre la volontà, intesa come sforzo mentale, passa in secondo piano.

Per quanto adulti e in possesso di titoli scolastici e accademici specifici, ogni essere umano può essere fautore della propria crescita come essere umano, sviluppando una mindset di crescita e investendo nel Life Long Learning e nell’empowerment.

 

Il dialogo interiore.

Le conversazioni che intratteniamo con noi stessi sono qualche cosa alla quale siamo abituati, fanno parte di noi, le diamo per scontate e ne sottovalutiamo gli effetti. Invece hanno un ruolo importante nell’indirizzare i comportamenti e nel modo di approcciare alle situazioni; a volte il dialogo interno è soprattutto una voce giudicante e/o esigente che fa sentire la persona inadeguata o con scarse risorse. L’autostima, la capacità di prendere iniziative e di esprimersi può risentirne. Quando la percezione del proprio valore, come accade in periodi stressanti della vita, diventa traballante, può emergere la strategia del perfezionismo, che però genera malessere ogni volta che la realtà porta a contatto con l’incapacità o l’insicurezza. Un circolo vizioso, un inquinamento acustico di pensieri e sensazioni.

L'attenzione al dialogo interno ci permette di riconoscere che non tutto quello che pensiamo è verità assoluta o è funzionale. Intrattenere un dialogo interno prevalentemente critico, giudicante, esigente, ha un grosso peso non solo sulla psiche ma anche sulla fisicità: il corpo produce una serie di tensioni, sentendosi in allarme si pone in uno stato di difensivo che impedisce il rilassamento, il riposo, il buon sonno. Funzioni delicate come la digestione possono risultare compromesse. Tutto questo si riflette anche sull’umore e sugli stati d’animo, poiché corpo, mente ed emozioni s’influenzano a vicenda.

Attraverso la consapevolezza, renderci conto di meccanismi/schemi abituali e reiterati, il comprenderne gli effetti e l’utilizzare strumenti e tecniche di gestione, è possibile portare fasi di silenzio nel mondo interiore.  Iniziando con ascolto di noi, pazienza, accoglienza delle difficoltà, impegno.

Non si tratta di “positivizzare”, l’obiettivo è diventare più consapevoli delle proprie tendenze nel dialogo interno, interrompere alcuni automatismi, verificarne l’utilità o meno delle voci predominanti o più frequenti, aprire nuovi sentieri neuronali, nuove connessioni sinaptiche. Nelle Neuroscienze questo si chiama plasticità neuronale e i metodi BreathWork e Mindfulness sono gli approcci più efficaci in questo campo.

 

Il silenzio interiore.

Imbavagliare la mente? Reprimere le emozioni?

No, nulla di tutto questo.

La via del silenzio interiore funzionale e sano si radica nella fisiologia, tiene conto degli impulsi elettromagnetici del funzionamento del Sistema Nervoso e dei flussi biologici del Sistema Endocrino (ormoni): tutti i sistemi organici sono costantemente in comunicazione, formano una “rete” che scambia informazioni.

Alcuni minuti di quiete, di silenzio interiore, nascono dal dialogare intenzionalmente con il Sistema Respiratorio, attraverso le pratiche di Breathwork-Respirazione Consapevole, e il Sistema Circolatorio; l’apporto di ossigeno e la ritmicità della respirazione inviano messaggi al Sistema Nervoso, che può così favorire relax e distensione. Non è un silenzio assoluto, piuttosto un abbassare il volume e il tono, parlare meno, ampliare gli spazi quieti.

Tutto questo richiede apprendimento, teorico e pratico, e allenamento; possono volerci mesi di pratica per vivere l’esperienza della quiete interiore, gli automatismi hanno bisogno di tempo per cambiare e le tecniche non sono “bacchette magiche” ma strumenti utili. Le moderne tecnologie ci stanno abituando alla rapidità, all’ottenere solo con un touch; nel principio di realtà questo è possibile per avere un’informazione dal proprio smartphone, non per imparare a gestire mente ed emozioni. Al massimo con un touch si può scaricare un’app di respirazione consapevole e/o di pratica mindfulness; poi bisogna usare queste applicazioni, più e più volte.

 

Avere spazi di silenzio, dentro e intorno.

Tra iperconnessione e vita virtuale, privata e lavorativa, nel nostro tempo la quiete e lo stare soli con se stessi possono essere cose rare.  

Nonostante quest’epoca di continua reperibilità digitale, tra notifiche, social, connessioni, la quiete e il silenzio possono anche essere scelti consapevolmente, come un momento per se stessi. Trovare il tempo per stare da soli diventa un modo per creare il silenzio interiore, con attenzione verso di sé; un modo funzionale di realizzare ascolto interno e accogliente. Non é una fuga dal mondo né dalle relazioni, quanto una scelta consapevole per coltivare ben-essere, e ritornare rigenerati alla vita nel mondo esterno e alla rete dei rapporti con gli altri.

Ritagliare, durante la giornata, spazi di quiete silenziosa, favorisce l’introspezione e l’intuizione; siamo maggiormente in contatto con il nostro mondo interiore e, al tempo stesso, possiamo coltivare uno sguardo più consapevole sul mondo che ci circonda, migliorando la comprensione degli altri e le nostre emozioni nei loro confronti; tutto questo lo insegnano le Neuroscienze.

In un tempo d’immersione nel digitale e tra le tecnologie, tutte valide opportunità che non devono diventare parte pervasiva della vita, educarci a una sana solitudine e quiete può essere attuato attraverso il contatto con la natura, che è anche fonte di serenità. Silenziando il cellulare, naturalmente.

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