Il potere benefico delle relazioni

25 Nov 2021

  • di Giuseppe Sferrazzo
  • /
  • Counseling

Trattate un essere umano per quello che è e rimarrà quello che è.
Trattate un essere umano per quello che può e deve essere e diventerà ciò che può e deve essere
Johann Wolfgang von Goethe

Le parole del grande pensatore e poeta tedesco, vissuto tra il XVIII e il XIX secolo, ci ricordano che tutti gli esseri umani siamo potenzialmente e indissolubilmente legati gli uni agli altri.
Le nostre parole, le nostre voci, i nostri comportamenti, o anche semplicemente i nostri modi di pensare hanno il “potere” quasi magico di trasformare una vita, nel bene o nel male.
Il “potere” di arricchire un’anima (e quindi una persona) coltivandone le abilità e le competenze, facendola fiorire e progredire, oppure di opprimerla e farla appassire, contribuendo alla sua distruzione sotto tutti i punti di vista… è un “potere” insito dentro ognuno di noi. 
Con esso noi possiamo “distruggere o costruire” mondi.

Quanto ne siamo consapevoli?
Cosa facciamo per arricchire la vita degli altri?

La Comunicazione, a tal proposito, è un’abilità preziosa, grazie alla quale possiamo prenderci cura degli altri, con passione e senso di responsabilità, favorendo lo sviluppo di quei semi preziosi che, “in potenza”, sono dentro ognuno di noie aspettano solo di essere annaffiati. Con la Comunicazione abbiamo la possibilità di incoraggiare, ri-costruire e rifocillare “anime sgretolate” da altre anime oppure dagli eventi della vita.
In parole semplici, abbiamo la possibilità di costruire relazioni positive e vivificanti… ingredienti essenziali per la vita sociale degli esseri umani. 

L’IMPORTANZA DI COSTRUIRE RELAZIONI
Nel corso della vita gli esseri umani hanno bisogno di “costruire relazioni”. 
Esse sono un ingrediente fondamentale dell’esistenza e, fin dalla nascita, siamo naturalmente spinti ad essere collegati.
I rapporti con gli altri rivestono un ruolo importante per la sopravvivenza stessa delle persone: numerosi studi sui legami sociali, alcuni messi in evidenza anche da Daniel Goleman nella sua più famosa opera, INTELLIGENZA EMOTIVA, mostrano che le persone con minori contatti sociali hanno una percentuale di rischio più alta di ammalarsi e, inoltre, hanno maggiori difficoltà a riprendersi dalle malattie e dagli eventi avversi della vita.
Le relazioni hanno quindi un grande impatto positivo sulla nostra capacità di “essere resilienti”.

Tuttavia solamente la “presenza” degli altri non è condizione unica e sufficiente a vivere una vita sana, così come avere un partner accanto non è garanzia della stabilità del nostro rapporto.
Perché?
Semplice… perché la “quantità” dei rapporti non è l’unico parametro da considerare, bensì è fondamentale guardare alla QUALITA’ degli stessi rapporti.
Una relazione di qualità è caratterizzata da rispetto, premura, fiducia, onestà, sostegno, buona comunicazione. Le relazioni positive favoriscono empatia, gratitudine, apertura, compassione, comprensione e rispetto per la diversità. 
Le relazioni negative invece sono strumentalizzanti, coercitive, ingiuste e sbilanciate. Inoltre, a mio avviso, una caratteristica importante delle relazioni sane è la reciprocità, e non si tratta di quantificare lo scambio ma di stabilire una dinamica di mutualità tra sé e l’altro, cioè uno scambio sano, reciproco e appagante.
Quando le relazioni non funzionano diventano una fonte di malessere e suscitano rabbia, delusione, senso di solitudine, sofferenza per lo scarso riconoscimento e la mancanza di rispetto. A volte tale malessere si riversa sulla propria vita, sull’immagine di sé e sulla realizzazione di se stessi, senza nessuna crescita.
E’ necessario, costruire e mantenere relazioni di buona qualità… E per farlo bisogna coltivarle costantemente. 
Come una piantina delicata, la relazione ha bisogno di cure, cioè di nutrimento, tempo, presenza, rispetto, amore. Insomma azioni concrete. 

I CINQUE PASSI CHE INNESCANO LA CRESCITA DELL PERSONE
Per prendersi cura di una relazione non basta semplicemente “pensare” di farlo. E’ necessario mettere in pratica tutte le strategie possibili e utili per rendere questo momento prezioso e fruttuoso.

Suggerisco di considerare 5 momenti che possono essere tradotti in altrettante azioni e, per le quali, serve affinare altrettante competenze:

- Ascoltare attivamente
- Riconoscere i bisogni
- Comunicare
- Fare richieste precise
- Concedere Empatia

Primo passo:Ascoltare è una competenza preziosa che ci consente di coinvolgere i nostri interlocutori e, cosa ancora più importante, per far sbocciare la loro autostima.
Grazie all’Ascolto noi abbiamo la possibilità ditenere a bada la valutazione e il giudizio che, solitamente, sono i primi due “assassini” della nostra Comunicazione efficace… e quindi del valore delle Relazioni.
Grazie all’ascolto (nella sua forma attiva) gli altri percepiranno di essere accettati, compresi, rispettati (nei loro stati emotivi) e quindi mostreranno una sempre crescente disponibilità al dialogo.
Marshall Rosenberg, padre della Comunicazione non Violenta, sull’ascolto ci ha lasciato queste parole di grande potenza e speranza: 
“quando gli altri si sentono veramente ascoltati, ogni loro difesa cade (…), il loro corpo cambia e perfino il respiro muta (…) e in quel momento inizia la vera Comunicazione”.
Quindi per “favorire” la crescita di una persona è fondamentale fermarsi, spesso forzando i propri istinti, e ascoltarla attivamente… non solo con le orecchie e con la mente, ma con tutto il nostro corso. Le doniamo un Ascolto che è fatto di presenza e feedback continui!

Secondo step:è fondamentale riconosceree identificare i bisogni del nostro interlocutore, come ad esempioaffetto, intimità, sicurezza, calore, sostegno, protezione, socialità, condivisione, e una miriade di altri possibili... 
I bisogni non riconosciuti e insoddisfatti possono determinare uno stato di deprivazione e di profondo malessere. 
Ecco perché, con profonda consapevolezza dovremmo imparare a chiederci, in molte circostanze:
Quali sono i miei bisogni? Li sento soddisfatti? 
Come posso contribuire alla comprensione dei miei bisogni e di quelli dell’altro?
Come posso soddisfarli?
Ecco, se impariamo a riconoscere ed esprimere i nostri bisogni in modo “non violento”, come suggeriva Marshall Rosenberg, senza ricorrere alle valutazioni e alle critiche, avremo maggiori possibilità di successo, perché gli altri non percepiranno alcuna critica e non si chiuderanno a riccio per difendersi.

Terzo step: la centralità della Comunicazione.
Prendersi cura della propria comunicazione è fondamentale per mantenere un buon rapporto e coltivare delle relazioni ricche e soddisfacenti.
Spesso non trovare il modo efficace per esprimersi fa nascere contrasti e barriere e allora è importante chiedersi: qual è il mio modo di comunicare? 
Sono consapevole dei miei “stili”? 
Riesco a esprimere sempre ciò che penso o sento?
Riesco a gestire coerentemente i canali della Comunicazione, ovvero parole – voce e linguaggio del corpo?
Saper comunicare non è qualcosa di scontato e, nel momento in cui lo facciamo, siamo potenzialmente in una fase di rischio, il nostro interlocutore potrebbe “risentire” del fatto che le nostre parole e i nostri gesti sono gettati lì, sul piano della relazione, senza cura, attenzione e umanità.

Quarto momento: impariamo a fare richieste precise.
A volte ci aspettiamo che l’altro legga nella nostra mente, quasi come se dovesse esaudire dei nostri desideri ma,la maggior parte delle volte,finiamo per essere delusi... non riusciamo a farci esaudire.
Per avere cura di una relazione e “stimolare” la crescita del nostro interlocutore abbiamo bisogno di allenarci ad esprimere in modo chiaro ciò che desideriamo o ciò cui abbiamo bisogno, facendone richiesta attraverso il nostro linguaggio.
L’invito a fare richieste precise, con modalità non violente ma allo stesso tempo assertive, è una della basi della Comunicazione non Violenta, proposta da Marshall Rosenberg, che ci ricorda:
“Se riusciamo a formulare delle richieste con un linguaggio positivo, avremo grandi vantaggi; sarà arricchita la nostra vita e quella dei nostri interlocutori, con uno scambio reciprocamente ricco di emozioni e bisogni”.
Solo così avremo modo di far comprendere (e comprendere) cosa veramente vogliamo.

Quinto step, importantissimo:Concedere empatia.
L’empatia è una abilità preziosa , non appannaggio esclusivo degli esseri umani, grazie alla quale ci sintonizziamo con i sentimenti degli altri.
La sua particolare forza non risiede nel fatto di essere qualcosa di raro o introvabile, anzi… potenzialmente è dentro ognuno di noi, bensì nel fatto che essa ci permette di provare a vedere le cose dal punto di vista dell'altra persona, ricordandoci proprio che è “altra” da noi. Grazie all’empatia comprendiamo che gli altri possono “crescere e fiorire” se, anche solo per un tempo definito, vediamo le cose come le vedono loro.
L’empatia è il completamento perfetto del nostro “set benefico” che ci consente di veder crescere e migliorare gli altri perché, grazie ad essa, incarniamo e manifestiamo uno dei più profondi bisogni dell’essere umano,
quello di essere pienamente ascoltato, capito, compreso, senza se e senza ma, senza valutazioni e senza giudizi che bloccano la Comunicazione e, soprattutto, bloccano la “crescita” delle persone.

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