L’unica costante della vita è il cambiamento. Buddha
Momento di cambiamenti, questo, in Italia, nei criteri della formazione dei Counselor. Rappresentanti degli Enti di categoria e di enti ministeriali (UNI), da mesi s’incontrano e si confrontano per stabilire criteri omogenei nell’iter formativo, anche al fine di un miglioramento qualitativo del Counseling nel nostro paese.
Comodo o scomodo, questo processo di cambiamento è necessario e inevitabile: tutto ciò che esiste è vivo, anche il Counseling poiché fatto dalle persone, e attraversa passaggi e mutamenti.
Oggetto delle discussioni e dei confronti sono i programmi di studio, il monte ore formativo, la struttura dei tirocini, i requisiti necessari per accedere ai trienni di formazione. Alcuni Enti di categoria (FederCounseling), non tutti, hanno già comunicato alla fine del 2018 la loro posizione sulla laurea come requisito obbligatorio; per ora si parla di una laurea triennale di qualsiasi indirizzo.
Nonostante la reale cultura di una persona non sia sempre coerente con il titolo di studio scolastico, è anche vero che una laurea, come base della formazione cognitiva, può avere senso e funzione. Personalmente mi chiedo quale laurea abbia più senso: in psicologia? In lettere? In scienze dell’Educazione?
Mi viene in mente un libro che è stato illuminante nella mia esperienza, “La struttura della Magia”, di Richard Bandler e John Grinder. Assunto di base della PNL, Programmazione Neurolinguistica, è il legame tra linguaggio e pensiero e la possibilità di intervenire sul linguaggio per ampliare, arricchire e trasformare le modalità di pensiero.
Penso al mito biblico della creazione attraverso il suono della parola di Dio e il potere che questa metafora esprime riguardo al suono e alla parola. Non a caso, rifacendosi anche alla genesi, J.R.R.Tolkien inizia il suo “Il Silmarillion” con la descrizione dell’Uno che da vita al creato che era nel suo pensiero, grazie al canto, al suono della sua voce.
Penso alla professione di Counselor, la relazione d’aiuto educativa ed evolutiva, non terapeutica né psicologica, come a una professione che richiede sapere, saper fare, qualità dell’essere, in contesti specifici: la comunicazione e la relazione, con se stessi e con gli altri. Basi cognitive psicologiche, in questa professione, sono utili, alcune sono necessarie e già fanno parte del programma di formazione in Counseling.
Le materie psicologiche hanno come caratteristica l’attitudine all’analisi e al riportare a schemi, teorie, ipotesi accreditate, alcuni aspetti della complessità dell’animo umano; quando tutto questo, in un professionista, va a rinforzare una struttura già di suo analitica, il sapere può essere messo al primo posto, a scapito della relazione empatica. Quest’ultima costituisce la chiave di volta dell’approccio del Counseling, gran parte del percorso di formazione serve proprio a educare, chi più/chi meno, il futuro Counselor al sentire, imparando, tra l’altro, a distinguere tra empatia e simpatia, a entrare in contatto profondo con l’altro ma con confini.
E’ questo tipo di accoglienza, non solo della mente, anche del sentire del cliente, o meglio ancora della sua intera persona, che creano il valore aggiunto della relazione di Counseling. Relazione e comunicazione intime, sul piano delle emozioni; proprio per questo motivo uniche, preziose, attualizzanti.
Anche difficili di attuare, vivere, gestire, le emozioni, per il cliente che, spesso, non è educato a questa modalità e a volte si difende; per il professionista che, a sua volta, poiché essere umano, può avere le sue nicchie interiori di difficoltà.
Nel percorso di formazione il lavoro, teorico e molto pratico, sulle emozioni è fondamentale; è essenziale che il futuro Counselor inizi da se stesso, prima di pensare di essere facilitatore per l’altro: per trasmettere dobbiamo aver fatto nostra quell’abilità. Conoscere, riconoscere, attraversare, gestire in modo funzionale alla propria dimensione intra-personale e a quella inter-personale, i flussi imprevedibili del sentire emozionale; imparare a integrare questi moti ondosi, distinguendo la gestione, il come, dall’emozione stessa, il cosa. Sviluppare l’abilità di scorrere con il sentire, nostro e altrui, senza esserne invasi o sequestrati, come ha detto Jon Kabat-Zinn, “Non puoi fermare il mare, puoi imparare a fare surf sulle onde”.
Questa importante parte delle abilità di Counseling, quelle che oggi sono chiamate soft skill, sono leve potenti sia per lo svolgimento di una professione, sia nella vita personale: qualsiasi relazione, privata o di altra natura, passa anche attraverso comunicazioni e situazioni che generano stati d’animo ed emozioni. Sono abilità d’Intelligenza Emotiva che, grazie al lavoro di Howard Gardner (intelligenze multiple), John Mayer e Peter Salovay (intelligenza emozionale) e Daniel Goleman, per citare i più importanti, sappiamo che si possono sviluppare attraverso un’adeguata preparazione e allenamento; quest’ultimo, diretto soprattutto a cogliere i sentimenti e le emozioni, le proprie e quelle altrui, e indirizzandoli in modo costruttivo. Un lavoro lungo, che va ben oltre un triennio di formazione, che richiede attitudine a stare in cammino, piuttosto che a cercare il traguardo.
Nel percorso per arrivare a svolgere la professione di Counselor, la crescita personale, la cura della relazione e della comunicazione con se stessi prima e con gli altri poi, l’elaborazione di alcuni aspetti della propria interiorità, il contatto con le risorse autentiche, sono aspetti che non possono essere ignorati. Oppure li può ignorare, per farci i conti poi nelle dinamiche che si presenteranno con i clienti.
Una laurea in materia psicologiche, fatte queste riflessioni, può essere una direzione funzionale? Peccato che in Italia non esistano facoltà universitarie con percorsi di studi in Intelligenza Emotiva; per questi temi i percorsi sono privati, non ministeriali. Un’altra interessante direzione è anche quella della Psicologia Positiva (Martin Seligman), che esplora gli elementi e le strategie che portano alla realizzazione personale e che abbraccia, nel suo apparato teorico, anche aspetti che possono essere riportati al modello dell’Intelligenza Emotiva. Nel nostro paese non esistono corsi di studi ministeriali di Psicologia Positiva, purtroppo.
Quali altre opportunità considerare, per un percorso di laurea ministeriale italiano, oltre alla facoltà di Psicologia?
Lettere e filosofia. Lo studio della letteratura, della struttura del linguaggio, delle sue regole e forme, in qualche modo educa aspetti diversi dall’analisi, nello spettro della mente. E’ una formazione alla comunicazione, nel senso tradizionale. Linguaggio e pensiero s’influenzano a vicenda, PNL insegna, arricchire il primo significa dare nutrimento e vita anche al secondo. Filosofia, dal greco amore per la sapienza: un campo di studi che si pone domande e riflette sul mondo e sull'essere umano, indaga sul senso dell'essere e dell'esistenza umana, tenta di definire la natura e analizza le possibilità e i limiti della conoscenza. La filosofia è anche una disciplina che suggerisce di porre attenzione al modo in cui si conduce la vita, invita all'applicazione concreta dei principi filosofici attraverso la riflessione, il pensiero, l’azione.
Con il nuovo anno, forse già dall’autunno, qualche nuova norma sarà inserita nei percorsi di formazione di Counseling; il lavoro degli Enti di categoria, dell’UNI e degli Enti ministeriali punta a rendere maggiormente omogeneo l’iter formativo, anche in funzione di un miglioramento qualitativo. Un cambiamento che ci auguriamo contribuisca anche a una maggiore dignità del Counseling nel nostro paese.
Ad maiora.