Counseling Frequently Asked Questions

Domande Frequenti sul Counseling

Couseling-FAQAbbiamo scelto, tra i quesiti che quotidianamente ci sono posti da chi si mette in contatto con noi perché sta iniziando a esplorare il “mondo Counseling”, dieci tra le domande più frequenti e più funzionali a definire un orientamento preciso su quest’argomento.

In una realtà, come quella attuale italiana, priva di un ordinamento statale sulla libera professione del Counseling, alcune informazioni possono subire alcune variazioni, in base per esempio ai criteri seguiti da alcuni (non tutti) enti di categoria. Altre informazioni sono invece comuni all’intera comunità italiana delle scuole di Counseling.

10. Quali sono gli sbocchi professionali possibili in Italia per il Counseling?

Il Counselor ha la possibilità di svolgere la sua attività in libera professione, per esempio; non è necessario aprire subito un proprio studio, si può iniziare appoggiandosi ad altri professionisti interessati a condividere il loro spazio.

La libera professione implica necessariamente di dover impegnare del tempo e delle energie per farsi conoscere, per promuovere la propria attività.

La scuola Insight, nel suo percorso formativo, al terzo anno prevede anche lezioni mirate a quest’argomento.

Altri sbocchi professionali per il Counseling si stanno progressivamente sviluppando nel nostro paese, a mano a mano che le competenze peculiari di questa professione sono conosciute e apprezzate. In Italia il Counseling è arrivato e si è diffuso dall’ambiente ospedaliero e sanitario, lì le esigenze relazionali e comunicative, per il personale medico e paramedico, i degenti, i familiari dei malati, sono alte. Avendo già competenze nel settore, è possibile fare lavoro d’integrazione e proporre dei progetti.

Discorso analogo nel sociale e in ambito scolastico e educativo; ottime e numerose applicazioni sono state realizzate in tutta Italia presso enti e strutture pubbliche. Nelle aziende gli interventi di Counseling (diversi di quelli di Caoching!) si stanno diffondendo riguardo a temi di gestione dei conflitti, su aspetti della prevenzione dello stress e della ri-organizzazione della carriera. Altre informazioni su tutti questi sbocchi professionali possono essere raccolte attraverso la lettura di altri articoli di questa rubrica Insight, "News dal Counseling".

9. In assenza di una legge che regoli la professione, i Counselor quando e come possono esercitare professionalmente?

Per esercitare la professione di Counselor, in assenza di una legge nazionale, non esistono obblighi specifici, tranne quelli dettati dal buon senso, dalla responsabilità personale, dall’etica.

E’ quindi auspicabile che chi vuole dedicarsi in modo serio, attento e responsabile al Counseling, frequenti un percorso triennale di formazione con una scuola accreditata. In seguito è opportuno, anche in previsione della moratoria che un’eventuale legge prevederà al momento dell’approvazione, l’iscrizione a uno dei Registri (ex Albi Professionali) di Counseling esistenti.

Per esercitare professionalmente il Counseling, oltre alla formazione triennale, sono necessari un inquadramento ai fini fiscali e un’assicurazione. Sono inoltre fondamentali le attività di aggiornamento e la supervisione professionale.

8. Al momento attuale, giugno 2012, quali sono i criteri di accreditamento per le scuole di Counseling?

Premesso che gli enti di categoria di Counseling, concertandosi anche con gli sviluppi internazionali del settore, tendono a inserire annualmente o, in alcuni casi, ogni due anni, aggiornamenti sui criteri formativi di base, al momento attuale le indicazioni per gli accreditamenti delle scuole di counseling sono le seguenti:

  • Il monte ore minimo di formazione per la qualifica di Counselor è di 450 ore di formazione;
  • Le 450 ore devono essere suddivise in un triennio di lavoro, in modo da consentire apprendimento, assimilazione, pratica;
  • Il programma di studi prevede materie relative ad aspetti basilari della psicologia, counseling, comunicazione, cultura generale, diritto; oltre a queste materie ogni scuola, in base al proprio modello formativo, aggiunge a queste altre materie specifiche;
  • È previsto, oltre al lavoro d’aula, in gruppo, anche un percorso individuale, finalizzato alla persona prima che alla formazione del professionista;
  • Si porta a termine un tirocinio di 150 ore post triennio;
  • E’ prevista attività di supervisione didattica: esercitazioni counselor/cliente alla presenza di un counselor che supervisiona;
  • Durante il triennio, lo studente deve sostenere e superare verifiche scritte e pratiche; alla fine del triennio deve presentare una tesi e discuterla con la commissione interna della scuola.

7. Come si organizzano le scuole in assenza di una legge che regoli la professione?

In assenza di una legge che regoli la professione, come si organizzano le scuole che offrono percorsi di formazione per diventare Counselor?

Le scuole che offrono percorsi di formazione per diventare Counselor, possono accreditarsi presso uno degli enti di categoria di Counseling esistenti in Italia.

Questi hanno definito i criteri della formazione per diventare Counselor (monte ore, programma di studio, tirocinio, supervisione, eccetera), basandosi sul lavoro degli enti di categoria che hanno creato la storia del Counseling, quelli americani e quelli anglosassoni.

La scuola che si accredita deve utilizzare tutti i criteri definiti dal proprio ente di categoria nei propri corsi.

6. In Italia il Counseling è una professione riconosciuta legalmente?

No, né in Italia né in molti altri paesi europei dove il Counseling si è diffuso nell’ultimo decennio, il Counseling è riconosciuto legalmente. Questa, come decine di altre libere professioni, esiste e si diffonde con crescente capillarità nel nostro paese, nonostante l’assenza di una legge specifica.

Negli ultimi dieci anni sono stati realizzati alcuni progetti di legge, allo scopo di regolamentare sia il Counseling sia molte altre libere professioni, ma nessuna è stata fino a ora approvata. Di recente, lo scorso aprile, un nuovo progetto di legge è stato approvato dal parlamento italiano ed è ora in attesa di discussione e approvazione al senato.

E’ entrata in vigore lo scorso 10 febbraio 2013 la Legge 14 gennaio 2013, n.4 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 26 gennaio 2013, n. 22) che disciplina le professioni non regolamentate, tra le quali il Counseling.

Per maggiori dettagli: http://www.insightformazione.it/counseling/articoli/counseling-legge-14-gennaio-2013-libere-professioni

 

5. C’è un modello di Counseling migliore di un altro?

Non ci sono modelli di Counseling migliori di altri, ci sono diversità; alcune caratteristiche possono essere ideali per qualcuno e fonte di difficoltà per altri.

E’ opportuno cercare con attenzione, informarsi dettagliatamente, partecipare alle presentazioni e ad altre iniziative divulgative che la maggior parte delle scuole organizzano per far conoscere le proprie attività.

4. Come scegliere una scuola di Counseling?

Nel momento di scegliere una scuola di Counseling, con la quale fare un percorso triennale, investendo tempo, denaro e impegno, è necessario fare attente valutazioni, sia pratiche, sia di altra natura.

Per quelle pratiche:

  • che la scuola sia accreditata a un ente di categoria in modo verificabile, è un primo aspetto; 
  • un altro è la chiarezza nell’organizzazione pratica delle attività formative, il rispetto delle direttive basilari; 
  • un terzo che i docenti siano professionisti esperti nel proprio settore. 

Ci sono anche altri aspetti, per esempio il fatto che se il Counseling è fatto anche di conoscenza e abilità sul piano relazionale e comunicativo, senza ricerca di perfezione, queste caratteristiche dovrebbero essere visibili in ogni contatto: dalla posta elettronica, alle telefonate, ai colloqui, alle lezioni.

Nel Counseling si chiama “coerenza tra detto e agito”, ed è un indicatore importante non solo nella scelta di una scuola ma anche di un singolo Counselor.

3. Nella pratica, cosa fa un Counselor durante un incontro?

Secondo il modello di formazione professionale seguito dal Counselor, l’incontro con il cliente può avere alcune caratteristiche leggermente diverse; ogni modello ha come punto comune la parte colloquiale.

Gli aspetti verbali del lavoro di Counseling richiedono una conoscenza profonda della comunicazione, e aver sviluppato, attraverso la pratica, abilità di ascolto attento, di riformulazione dei contenuti, saper evitare i dialoghi inutili o fuorvianti, saper porre poche domande focalizzate e funzionali alla consapevolezza del cliente.

Nei modelli di Counseling a mediazione corporea, come quello utilizzato a Insight, oltre alle parole si utilizza anche la sfera percettiva, il sentire; questo ha il suo territorio espressivo nel corpo. Il dialogo verbale e, dove previsto, l’utilizzo di alcune tecniche a mediazione corporea (body work, breathwork), consentono il graduale superamento delle tensioni messe in atto dalla crisi vissuta dal cliente, il riconoscimento e utilizzo pratico di maggiori risorse personali, l’ampliamento delle competenze e abilità utili per stare maggiormente a proprio agio nella vita.

2. Il Counseling offre consigli e/o consulenza?

E’ corretto dire che il professionista di Counseling offre consigli e/o consulenza?

No, non è corretto. Il professionista di Counseling, il Counselor, offre una forma di ascolto attento e privo di giudizi; con competenza profonda di comunicazione facilita la persona nell’esplorazione sia delle proprie difficoltà, sia dei propri punti di forza.

Con accoglienza, attenzione ai bisogni, rispetto dei tempi, accompagna e favorisce l’apprendimento di tecniche e strumenti funzionali a far emergere risorse interiori funzionali alla realizzazione di maggiore ben-essere.

1. Che cos’è il Counseling?

E’ un approccio, nato negli USA negli anni ’50 grazie soprattutto al lavoro dello psicologo Carl Rogers, che si propone come “relazione d’aiuto”: si rivolge a persone in crisi per difficoltà nei passaggi naturali della vita, come per esempio:

  • l’adolescenza,e crisi riguardanti lo studio, 
  • il passaggio dal mondo universitario a quello del lavoro, 
  • l’orientamento e la riqualificazione professionale, 
  • i passaggi biologici femminili (gestazione, maternità, gestione dell’equilibrio professionale e privato, menopausa ), 
  • il matrimonio e la separazione, 
  • la perdita del lavoro, 
  • il cambiamento di città/stato di residenza, 
  • la gestione delle relazioni, 
  • l’espressione personale, 
  • l’accompagnamento di un congiunto nella malattia, 
  • la rivisitazione della progettualità di vita in previsione del pensionamento

 e molto altro ancora.

 

 

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