Di Milena Screm, Counselor Supervisor Trainer

Una pompa meccanica efficiente che lavora giorno e notte, un filtro del sangue, un organo predisposto a sentimenti fragili e vulnerabili: il cuore è stato, ed è ancora spesso, considerato in questo modo, soprattutto nella cultura occidentale.


Per gli antichi egizi il cuore è la sede dell’intuito, era considerato l’organo che fa da ponte tra inconscio e conscio.


In India è ritenuto la sede del dio Brama: ecco una cultura che associa al cuore anche un elemento spirituale.


In Perù, negli antichi riti sacrificali, era strappato dal petto dei prigionieri vivi per essere offerto in dono al Sole. Il Sole è il centro del sistema solare, così la vita di ogni essere umano ruota attorno al cuore, che riscalda e pompa letteralmente la vita: in molti dipinti dal cuore partono raggi luminosi, oppure fiamme.


Fisiologicamente parlando è un organo fondamentale per la vita, pompa il sangue in tutto il sistema circolatorio, con il suo battito determina pulsazioni dalle quali un buon medico può ricavare importanti informazioni sullo stato di salute. E’ fisicamente e metaforicamente al centro dell’organismo umano e, a tutte le latitudini, è associato al sentimento e all’affettività. Non solo all’amore, alla tenerezza e alla dolcezza, anche alla compassione (comprensione profonda, non pena), la carità, la verità, la fiducia, la gratitudine.


È un organo legato all’elemento naturale del fuoco, è rosso e caldo; è anche cavo al suo interno, racchiude in sé sia l’elemento maschile (Yang) che quello femminile (Yin), al suo interno le energie complementari s’incontrano e trovano un’armonia.


Negli ultimi trent’anni, nuovi filoni di ricerca, come le Neuroscienze e la PNEI PsicoNeuroEndoImmunocrinologia, stanno dando basi pragmatiche a intuizioni millenarie. Nell’antico Egitto si riteneva il cuore sede dell’intuito, quindi di un livello di pensiero; nel mondo moderno si stanno scoprendo le basi scientifiche di questo e di altre potenzialità del cuore. Una di queste scoperte è che in quest’organo esistono cellule neuronali, cellule con funzioni specifiche: trasmettere informazioni al sistema organico.


Nel 1991 il dottor J.Andrew Armour definì il cuore un piccolo cervello. Nel suo libro intitolato “La scienza del Cuore”, pubblicato dall’Istituto HeartMath, egli spiega che il cuore possiede un proprio cervello costituito da una complessa rete neuronale, in grado di compiere una serie di attività specializzate come ad esempio secernere neurotrasmettitori. Quest’area neuronale cardiaca può agire in modo indipendente dal cervello.


Oltre vent’anni prima del dottor Armour, i coniugi John e Beatrice Lacey, hanno scoperto che il cuore comunica con il cervello in modo tale da influenzare il modo in cui percepiamo e reagiamo al mondo. I coniugi Lacey realizzarono intuitivamente che il “muscolo cardiaco” una sua mente, che spesso divergeva da quella del sistema nervoso autonomo; soprattutto capirono che è l’organo predominante. Dalle ricerche di A. E B. Lacey ebbe origine una nuova disciplina, la Neurocardiologia, che da allora ha fornito indicazioni estremamente importanti sul sistema nervoso del cuore, al punto di definire come intelligenza del cuore la capacità che questo organo ha di modulare le informazioni inviate al cervello sulla base del vissuto emozionale.


Neurocardiologia, Neuroscienze e Intelligenza Emotiva s’incontrano e s’integrano, sulla base delle scoperte sul funzionamento del cuore, negli approcci che puntano a fornire strumenti per il ben-essere fisico e interiore. Gli studi scientifici condotti hanno dimostrato che è possibile favorire, attraverso l’utilizzo di pratiche come la respirazione consapevole, la meditazione e la minduflness, quello che la scienza chiama coerenza mente-cuore: una sintonizzazione dei campi elettromagnetici del sistema nervoso centrale e di quello del cuore. Questa condizione apre le porte alla comunicazione tra il sistema nervoso e quello cardio-circolatorio, favorendo uno stato di tranquillità fisiologica nella quale organi e apparati possono sintonizzarsi, riposare, rigenerarsi.


Queste pratiche richiedono apprendimento e allenamento, non sono semplici tecniche, sono modi concreti per sviluppare attitudini, modi di stare con se stessi, le proprie emozioni e pensieri, gli altri e la vita. Non “bacchette magiche”, di certo risorse preziose.

 

 

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